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La Basilica di San Sebastiano

Lo splendido prospetto principale della Basilica di S. Sebastiano sull'omonima piazzetta costituisce la più significativa voce del acese ed una delle immagini emblematiche della città. La facciata a due ordini, realizzata in pietra di Siracusa su disegno dell'acese Angelo Bellofiore, e' preceduta da una sinuosa splendida ("galleria") con 10 statue; in basso la rinserrano pilastri bugnati, mentre in alto la conclude una ariosa loggetta campanaria. Ad animarla con raro equilibrio compositivo sono statue, fregi, mascheroni, puttini con festoni: un insieme che costituisce, all'indomani del tremendo sisma del , un inno gioioso alla vita quale soltanto l'estro inventivo barocco poteva immaginare.
L'attuale imponente venne iniziata nel 1609 non essendo più sufficiente ad accogliere i fedeli la vecchia quattrocentesca chiesa che sorgeva dove ora è la chiesa di S. Antonio di Padova. Era appena finita nelle sue strutture, quando ebbe a subire i danni del terremoto del 1693 (andarono perduti gli affreschi di Baldassare Grasso nel coro). Già sul finire del secolo la ricostruzione era conclusa e si avviava l'opera di decorazione pittorica.
L'interno è a tre divise da pilastri; all'incrocio con il transetto s'imposta la cupola.
Nella navata centrale e nelle laterali sono assai modesti di Venerando Costanzo; di pregevole fattura quelli realizzati nel 1732-36 da Pietro Paolo nel transetto sinistro, nel coro (Scene della vita di S. Sebastiano), nelle vele e nel tamburo della cupola.
Nelle pareti del transetto e nella cupola sono interessanti dipinti ad encausto di Francesco Mancini (1899-1901). Gli affreschi della cappella del Sacramento sono di Pietro Paolo Vasta (1738), quelli della cappella di Gesù e Maria del palermitano Alessandro d'Anna.
La chiesa è stata eretta a collegiata nel 1924; nel 1990 ha ottenuto ufficialmente il titolo di Basilica.
Il 20 gennaio, in occasione della festa religiosa di S. Sebastiano, che è compatrono della città di Acireale (particolarmente venerato per la sua protezione dal contagio della peste), i "devoti" trainano il fercolo ("vara") del Santo che ha nell'uscita e nel rientro momenti suggestivi e spettacolari.